In occasione della partecipazione del rapper/cantautore milanese al Festival di Sanremo col brano ‘Insuperabile’, siamo andati a recuperare una sua vecchia intervista del 2018, rilasciata a Tattoo Life, dove Mirko Martorana (il suo vero nome) ci parlava dei suoi tatuaggi. La trovate dopo il video.
Mirko, facciamo due calcoli temporali: è vero che hai conosciuto la tattoo art ancora prima di cominciare a rappare?
Affermativo. Il primo tattoo me lo sono fatto a 17 anni mentre con le rime avrei iniziato da lì a poco. Come soggetto scelsi una semplice ‘C’ che porto tatuata sulla parte sinistra del collo perché quella è l’iniziale di mia mamma e di mio fratello. Prendilo come un tributo alla nostra indissolubile unione familiare visto che, dentro casa, siamo sempre stati noi tre.
Cos’hai imparato finora dal vasto universo dei tattoo?
Poco, purtroppo. Sono entrato nel mondo dei tatuaggi senza grande cultura e animato da molta incoscienza. Ed ancora oggi vorrei saperne di più, ma professo la mia ignoranza in materia. Questo giusto per evitare spiacevoli equivoci tipo: «Ma cosa vuole insegnarci ‘sto Rkomi?»
I tuoi pezzi, però, sono ben fatti. Tipo l’aquila Traditional che sfoggi sul lato destro del collo…
Sì, sono ben fatti. Ho anche un Maori sul polpaccio e non me ne lamento. L’aquila Traditional me l’ha fatta un conoscente ed io mi sono completamente fidato di lui mettendomi nei panni della “cavia”! (sorride) Quel tattoo è dedicato a Falco, un amico per la pelle dal passato travagliato. Siamo cresciuti assieme, io e Falco.
I pezzi Maori/Polinesiani chi te li ha realizzati?
Matteo Pironti, il proprietario del ‘Katana Tattoo Studio’ di Milano. Oltre a quelli, mi ha fatto anche un Fior di Loto, sul braccio destro, dedicato alla mia passione per le arti marziali Muay Thai. Ovvero la boxe tailandese che pratico da diversi anni.
Hai in progetto qualche altro tatuaggio da qui a breve (N.B.: l’intervista risale al 2018)?
Penso di no. Nel senso che prima deve venire la musica. Bella musica, beninteso.
Hai le tue priorità, insomma.
Inutile che mi tatui il titolo di qualche mio album se questo non verrà recepito dal grande pubblico o non raggiungerà dei risultati eloquenti tipo lo status del Disco d’Oro o di Platino.
E poi c’è l’aspetto della consapevolezza: mi riavvicinerò all’inchiostro solo quando ne saprò di più su di esso.
Mi sembra un atteggiamento molto serio, il tuo.
Ti ringrazio per averlo notato.
E, allo stesso tempo, non mi pare poco come condotta; visto che appartieni pur sempre ad una scena, quella della trap, in cui l’apparenza e lo stare sopra le righe spesso superano la sostanza…
Sì, però io non credo assolutamente negli eccessi e nel mettermi in mostra. Penso dipenda dal fatto che ho dovuto crescere in fretta, visto l’aria che si respirava in casa mia e nel quartiere da cui provengo (Calvairate. Ndr). Mi sono catapultato, per mia scelta, in questa serietà di pensiero e di valori. Tutto qui.