Valentina Leporati ha scoperto di essere celiaca all’età di 17 mesi e ha deciso che il suo “limite” sarebbe diventato un’opportunità.

Così ha cominciato a studiare per realizzare il suo sogno e nel 2017 ha inaugurato un forno/pasticceria a Sarzana, che è diventato un punto di riferimento per le persone celiache come lei. Il suo primo tatuaggio? Una spiga barrata, naturalmente… Parliamo di pane, dolci, inchiostro su pelle e altre dolcezze in questa bella intervista da leggere tutta d’un fiato!
Ciao Valentina, come ti presenti ai lettori di Tattoo Life?
Ciao a tutti! Sono Valentina Leporati, conosciuta come Valentina Gluten Free. Ho 33 anni, sono ligure e sono una pasticciera e panificatrice.

Come riassumeresti la tua storia, se dovessi ripensare ai momenti di svolta e agli step più importanti che hanno segnato il tuo percorso lavorativo e di vita?
Sono nata celiaca, in un’epoca in cui anche gli stessi medici facevano fatica a diagnosticare la malattia. Ho vissuto la mia condizione come un limite e come un difetto fino ai 18 anni. A quel punto ho iniziato la mia piccola, personale rivoluzione e ho deciso che il mio limite sarebbe diventato un’opportunità.

Da quel momento ho iniziato a studiare la mia malattia e la cucina senza glutine e nella mia testa ho incominciato già a costruire il mio progetto, di creare un’isola felice in cui poter soddisfare stomaco e occhi di tutti i celiaci come me.
Nel 2017 ho inaugurato il mio forno/pasticceria completamente senza glutine a Sarzana.
Il secondo punto di svolta è stato l’inizio del mio impegno nel fare informazione sul tema celiachia e si sono aperte le porte di televisione, radio ed editoria. Ho avuto finalmente la possibilità di far sentire la mia voce e di sensibilizzare chiunque avesse voglia di ascoltarmi.

Come sei approdata al mondo della pasticceria e della panificazione?
Ho sempre lavorato nell’ambito alimentare: pasticcerie, ristoranti, pizzerie, pub, bar.
Cucinavo senza poter assaggiare nulla e in questo modo ho sviluppato tutti gli altri sensi. A un certo punto è stato naturale voler provare a riprodurre senza glutine tutto quello che quotidianamente facevo con le farine tradizionali.
Parliamo invece del tuo amore per i tatuaggi: quando è sbocciato e perché?
Il mio primo tatuaggio è stata la spiga barrata sulla spalla destra, proprio a 18 anni. Volevo rendere visibile a tutti la mia rivoluzione indossando il simbolo della mia malattia. Non mi sarei più vergognata e avrei colto l’occasione a chiunque facesse domande per provare ad informare e a raccontare.

Ogni lavoro è legato a un momento (o a una passione) in particolare?
Il primo è ovviamente molto importante, proprio per il suo significato e per il momento che stavo vivendo. Praticamente tutti gli altri tatuaggi sono invece l’immagine visibile sulla mia pelle di quello che io sento di avere dentro. La costruzione del mio giardino fatto di fiori, piante, animali, musica e ricordi è disegnata su di me tra ornamentali e tradizionali.

Ce n’è qualcuno a cui sei affezionata in particolar modo? E qualcuno di cui invece ti sei pentita?
Sicuramente la spiga barrata e l’ornamentale su petto e pancia sono i miei preferiti. Quelli che ho coperto erano invece cose fatte con superficialità.
Chi sono i tatuatori che si sono occupati dei tuoi lavori finora?
Sebastian Madera ha creato il quadro ornamentale che percorre tutto il corpo da piedi a mani, passando per gambe, petto, pancia e braccia. Michele Testa ha creato la mia schiena. Poi ho lavori di Matteo Galliera, Riccardo Motosi e Danielo Boniello.

C’è qualcuno da cui vorresti farti tatuare in futuro?
Sogno qualcosa creato da Guy Le Tattooer.
Traditional o ornamentale?
Ornamentale.
Nero o colore?
Nero.
Vuoi raccontarci qualcosa della tua pasticceria di Sarzana?
La mia pasticceria è la mia seconda casa e vorrei che chiunque entrasse dalla porta si sentisse avvolto dal calore di un intimo salotto. Un bancone di legno antico su cui sono esposti dolci e salati, riviste vintage da sfogliare per viaggiare nel tempo, mazzi di fiori essiccati che pendono dal soffitto, quadri e foto alle pareti che raccontano la mia storia. “Valentina Gluten Free” deve essere un’isola felice per i celiaci, ma anche un luogo accogliente per chiunque voglia assaggiare quel che creo.

Quali sono le tue più grandi passioni, oltre al gluten free e al tatuaggio, naturalmente…
Sono una lettrice instancabile e adoro le biografie di grandi donne. Ascolto podcast in continuazione mentre cucino o scrivo. Condivido con il mio compagno la passione per il vintage e l’artigianato e ogni occasione è buona per partire alla ricerca di tesori antichi e fatti a mano.
Com’è tua giornata tipo?
Credo che sia una giornata di 50 ore compressa in 24 (sorride ndR). Mi alzo prestissimo e mi godo il risveglio con lentezza, tra caffè e skincare. Vado in negozio ad infornare pane e focaccia a lunga lievitazione e corro a fare la spesa per i dolci freschi, che cambiano ogni mattina. Apro le porte di “Valentina Gluten Free” e mi dedico ai clienti, ma anche alla mia community su Instagram, con cui condivido la mia quotidianità. Pranzo velocemente e poi torno in negozio, per preparare i miei impasti e girare o scrivere storyboard per le videoricette o le rubriche che porto avanti sui social. La sera mi alleno e poi preparo la cena. Più o meno alle 22.30 sono ko (sorride ancora ndR).

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ho due sogni che posso rivelarvi (gli altri li tengo ancora per me): creare un podcast e tornare in televisione per far arrivare il mio messaggio sulla celiachia ancora più lontano.
Ti auguriamo di realizzare tutti i tuoi sogni, Valentina! C’è qualcosa che vuoi aggiungere prima di salutarci?
Ogni limite, difficoltà e ostacolo può diventare un trampolino di lancio se si cambia la prospettiva nel guardarlo.