Abbiamo dialogato con la proprietaria del ‘Abduction Art’ di Genova Pegli. E abbiamo scoperto una mamma orgogliosa oltreché abile nello stile Dark Fantasy.
Thea, partiamo dagli inizi: come, dove e quando ti si è rafforzata dentro di te l’idea che nella vita saresti diventata una tatuatrice professionista?
In realtà chissà come, dove e quando ci avrei mai pensato! (ride) E te lo dico perché, nei primissimi tempi e quando guardavo i miei amici tatuarsi, vedevo la tattoo art come un mestiere ed una tecnica difficilissima.
All’epoca dipingevo, disegnavo e fu solo quando conobbi il mio tatuatore di fiducia che quest’ultimo mi diede la spinta per provarci. Avvenne in Spagna, nel 2009, quando mi portò con lui a visitare una convention. Lì mi innamorai immediatamente dell’ambiente.
Definisci il tuo stile ‘Dark Fantasy’, vero?
Esatto. Dico ‘Dark Fantasy’ per dargli un nome e rispondere alla consueta domanda: “Ma il tuo, esattamente, che stile è?”.
Deduco che per arrivare a concepire soggetti del genere tu abbia fatto delle letture interessanti, visto film di un certo tipo e approcciato un universo musicale che ti abbia suggerito certi input…
Sì, quello è il frutto del mio percorso artistico fino ad oggi. Un percorso che è stato senz’altro influenzato da storie di sirene ed unicorni, ma anche da libri un po’ più cupi come ‘La Collina dei Conigli’ di Richard Adams e musica rock mischiata a psyco-trance e a Ludovico Einaudi! Sono stati periodi un po’ difficili e dark della mia vita e ho preferito buttarci dentro tutto assieme.
Chi è il tatuatore “fantasy” che ti comunica più emozioni in assoluto?
Sono tanti i tatuatori che stimo, ma tra tutti chi mi ha trasmesso le emozioni più grandi (e lo fa tuttora ad ogni singolo pezzo che tira fuori…) è senza dubbio Teresa Sharpe (IG: @teresasharpeart).
Molta della mia pelle è stata tatuata da lei e la stessa Teresa è diventata, negli anni, un’amica.
Spero di tornare a lavorare con la Sharpe al più presto perché guardare i suoi lavori, specialmente dal vivo, è davvero stimolante.
Le tue opere sono esplosioni di colore. Solo che anche il disegno di partenza è importante. Le due cose sono semplicemente inscindibili?
Sì. Dallo studio del movimento del tattoo sul corpo comincio a creare il flow del soggetto e i suoi vari dettagli. Infine passo alla realizzazione tecnica vera e propria pensando alle outline più massicce esattamente dove serve.
Trovo anche che lo studio dei contrasti e la scelta della paletta non debbano essere troppo ampi, ma equilibrati tra colori “brillanti” e “sporchi”. Tutto è importante per la riuscita di un buon tatuaggio e sto anche preparando un seminario a tal riguardo.
Mi parli del ‘Abduction Art’ di Genova Pegli? Mi sembra sia una location professionale, ma anche un luogo dove la fantasia abbia una sua parte preponderante.
L’Abduction Art (IG: @abductionart_t) è un progetto nato nel 2015 assieme al mio collega Paolo Gnocchi (IG: @paolotattoo). Ad oggi siamo sei tatuatori più dei vari guest. Sai, è stato bellissimo vedere il negozio trasformarsi col tempo e influenzarci a vicenda tra di noi, ognuno però mantenendo la sua propria identità.
Credo che il modo migliore per non fermarsi mai sia circondarsi di persone che abbiano la tua stessa “fame”.
Guardi con occhio diverso le tattoo convention da quando sei diventata madre?
Eccome se guardo con occhi diversi la questione delle trasferte! (ride) L’anno scorso ho portato mio figlio Oliver con me a Caserta, a Evian in Francia e a Barcellona. Avevo una babysitter al seguito che si occupava di lui mentre lavoravo. Sai, fare le mamma, dormire poco, realizzare i disegni, tatuare otto ore al giorno in convention e pensare a rendere felice il tuo bambino… è una faccenda molto stancante! Eppure con lui mi sento una specie di super Sayan e vorrei si abituasse a questa vita un po’ nomade.
Hai già segnato qualcosa in agenda che ti terrà impegnata a breve?
Beh, ho ancora delle convention negli Stati Uniti e in Canada fissate da prima dello scoppio del Covid. E ci stavo pensando di andare, ovviamente assieme a Oliver.
E le tue ultime parole famose sono… ?
Prima ti ho anticipato che sto preparando un seminario e, se ti va, vorrei spenderci due parole a riguardo.
Prego.
Ok, in questo seminario vorrei far passare il concetto di diventare la “miglior versione di te”. Perché è lì, dove pensi che esista il tuo “difetto” maggiore, che in realtà si nasconde la tua arma vincente.