Intervista al proprietario del “Creature Tattoo Studio” di Savona: un artista Traditional che non vuole perdere il senso del divertimento in tutto ciò che fa
Simone, sulla tua pagina Instagram c’è scritto “tattoo artist” dal 2003 e “street vandal” addirittura dal 1998. Quindi mi sembra di intuire che tu provenga dal vitale mondo dei writer…
Sì, è esattamente come dici tu. “Sbam” è da sempre un soprannome che mi porto dietro da quando ero ragazzino e i graffiti erano sia una passione che una vera e propria ossessione. Tutta la mia vita, in pratica, ruotava intorno al pensiero di avere abbastanza colori per la settimana successiva. Quindi trovare un modo per averli, essere visibile ovunque, ricercare il lettering giusto, scovare lo stile più figo per scrivere il mio nome ecc.
Passavo intere nottate a disegnare su carta, treni e muri. Anzi, se ci penso bene, è davvero da tutta la vita che lo faccio! (ride)
Oggigiorno cambia solo il supporto, ma in pratica ho sempre scritto sulle cose degli altri.
Quando hai approcciato ufficialmente la tattoo art?
Ho incontrato l’ambiente dei tatuaggi nei primi anni del 2000, assolutamente per caso. Un ragazzo che conoscevo aveva un negozio di vestiti “street e spray” con il retrobottega adoperato per fare pratica coi piercing. Un giorno questo stesso tizio se ne esce dicendo che secondo lui, siccome disegnavo molto bene, dovevo anche imparare a tatuare. Morale della favola costui mi fa avere un kit rudimentale con tutto l’occorrente per creare dei tatuaggi…
E tu?
Io nemmeno avevo mai visto una macchinetta ad aghi in vita mia! (ride) Sai, all’epoca se entravi in uno studio di tatuaggi per chiedere informazioni ti spedivano subito all’uscita senza tanti fronzoli… Quindi, con molta fatica e inventiva, mi misi sotto e imparai tutto da zero. Sperimentavo per gioco su amici e conoscenti non facendomi mai pagare perché, all’epoca, non lo trovavo giusto.
Dopo qualche anno di esperimenti casalinghi decisi che quella era la mia strada e che volevo vivere esclusivamente di tatuaggi. Sai, ancora oggi molti dei miei clienti nemmeno sanno il mio vero nome.
Per tutti sono sempre stato Sbam e, credimi, mi sta bene così: mi piace l’idea di non avere una identità.
Nei tuoi tatuaggi c’è più Traditional e New School oppure semplicemente sei solo tu che reinterpreti i soggetti col tuo gusto, stile e sensibilità?
Il filone del Traditional è quello con cui sento di avere più affinità visto che nei miei pezzi cerco sempre di includere anche elementi, campiture e linee ispirate dalla grafica. Reinterpreto tutto sempre a mio piacere e, possibilmente, cerco di farmi condizionare il meno possibile da ciò che vedo in giro.
Sono alla continua ricerca di qualcosa che mi piaccia e, da eterno insoddisfatto, trovo sempre l’imperfezione nel mio lavoro notando che tutto ciò mi tiene vivo e mi sprona a sperimentare. Sai, per me tatuare vuol dire evolvere, cambiare in continuazione. Credo sia sbagliato sedersi su di un qualcosa che ti riesce bene e non sconfinare mai dalla propria comfort zone. Allo stesso tempo si deve vedere in ciò che tatui una sorta di marchio riconoscibile. Un tratto distintivo esclusivamente “tuo”!
Houston Patton (conosciuto anche come Thieves of Tower) è uno dei tuoi più grandi maestri a livello di tattoo art? Una volta hai pure dedicato un tattoo ad una sua opera…
Quel tattoo, nonostante sia un lavoro non recentissimo, rimane uno dei miei preferiti in assoluto! In pratica la cliente in questione rimase affascinata dai lavori di H.Patton e mi chiese se avessi avuto voglia di reinterpretare un soggetto sul genere. Ovviamente accettai all’istante e quell’opera fu di particolare ispirazione per un sacco di cose che faccio tutt’ora.
Anzi, mi piacerebbe ripetere progetti del genere più spesso: tatuaggi esclusivamente freehand su ampie zone del corpo.
Com’è lavorare nell’ambiente savonese dove ha sede il tuo “Creature Tattoo Studio”? Si dice che le città di mare siano per natura più ricettive e aperte verso un mestiere nomade come quello del tatuatore…
Savona, la mia città, è decisamente tra i posti migliori dove ho lavorato in Italia. Il savonese è un cliente esigente che guarda in primis la qualità dei lavori, difficile a volte da accontentare, ma comunque di mentalità aperta che ti consente di confrontarti ogni volta con lui/lei. La mia clientela in negozio è davvero varia: faccio principalmente Traditional, ma a volte mi richiedono anche altri generi.
Cosa hai imparato dal confronto con la clientela?
Beh, diciamo che ho faticato molti anni per creare nel mio studio una sorta di “educazione al tatuaggio”. Sai, anche una minima posizione sbagliata del soggetto o una certa dimensione può compromettere la resa finale. Perciò, avere a che fare con persone che siano disposte ad ascoltare i tuoi consigli rende tutto più semplice e gratificante…
sopratutto quando a fine lavoro sono contenti di averti dato retta! (ride) Credo sia importantissimo creare un rapporto di fiducia con i clienti, fare in modo che la loro resti un’esperienza positiva. E poi, anche a costo di andare contro i miei interessi economici, per me è sempre stato più importante il divertimento quando viene il momento di mettersi al lavoro.
Stai entrando nel tuo diciottesimo anno di carriera. In pratica nel 2021 diventi “maggiorenne”: quali obiettivi ti poni in vista di questo nuovo traguardo?
Spero ovviamente di continuare così e di lavorare sempre con questi ritmi anche in futuro. Voglio tornare a viaggiare e fare convention all’estero, una cosa che al momento mi manca tantissimo.
Mi manca quel tipo di mentalità; quella voglia di divertirsi e confrontarsi con gente che non hai mai visto in vita tua; quel tipo di competizione dove importa realmente quanto vali. Per il resto ho solo tanta voglia di approfondire il mio stile e studiarlo maggiormente. Ritagliare più tempo per disegnare e migliorarmi assiduamente nel mio campo.