Intervista al tatuatore capitolino, innamorato di Roma e della sua storia, che lavora anche presso la Santa Sede in Vaticano. Solo che lì fa monete e francobolli.
Patrizio, leggo dalla tua biografia che tu sei molto di più rispetto ad un artista della pelle: disegni, studi l’anatomia pittorica, sei addirittura scultore per il Vaticano…
Sì, sono da sempre un grande appassionato di disegno e per questo motivo ho intrapreso fin da subito un percorso strettamente legato all’arte. Dapprima frequentando il liceo artistico per poi entrare alla Scuola dell’Arte della Medaglia.
Qui ho appreso diverse tecniche tra cui scultura, anatomia, disegno dal vero ecc. Dopo aver conseguito varie borse di studio, ho cominciato a lavorare come realizzatore di monete e francobolli per il Vaticano. Curandone sia la fase del disegno che quella, appunto, della realizzazione.
Com’è che ti sei tramutato in un tatuatore professionista?
Beh, avendo delle basi artistiche molto solide, i miei amici hanno iniziato a chiedermi di progettare loro dei tatuaggi. Sai, in quel periodo l’iPad non era ancora diffuso e io disegnavo tutto a matita. In seguito mi è venuta la curiosità di iscrivermi ad un corso per tatuatori, così, nella maniera più naturale possibile. Anche un po’ per gioco, se vuoi. (sorride)
Allo stile Realistico Black ‘n’ Grey come ci sei arrivato? Avevi altri stili di riferimento o hai puntato subito su di esso?
Diciamo, senza fare tanti giri di parole, che ho puntato immediatamente sul Realistico. Ricordo che uno dei miei primi tatuaggi è stato il ritratto di Alberto Sordi che si mangia i maccheroni. Lo feci sulla pancia di un mio amico! Però, allo stesso tempo, ho sempre seguito con ammirazione tutti gli stili della tattoo art, soprattutto il Traditional. Da questo punto di vista le mie braccia sono completamente tatuate in maniera tradizionale, nonostante io faccia Realistico.
Prima mi hai citato il grande Albertone. Sei orgoglioso di esprimere la romanità nei tuoi tatuaggi? Nel tuo portfolio ho notato ritratti di Totti, Venditti, Verdone, Marco Aurelio ecc.
Sì, sono orgoglioso di essere romano, ma soprattutto sono innamorato della storia della mia città.
Quando mi chiedono di tatuare il Colosseo, al cliente di turno racconto tutte le storie di quel monumento e le sue curiosità. Nozioni tipo che fu costruito in soli 8 anni e che è alto 48 metri.
Quando qualcuno mi fa richiesta di una manica incentrata su Roma, talvolta mi piace inserire Marte. Ovvero colui che fecondò Rea Silvia, la madre di Romolo e Remo.
Piccole informazioni che non tutti conoscono, ma che rendono differente il tatuaggio, no? (ride) E poi, vivendo qui, ovviamente mi piace tatuare personalità romane.
Sbaglio o c’è anche la tecnica del “trompe l’oeil” all’interno del tuo modo di intendere il tatuaggio?
Diciamo di sì! Mi affascina realizzare dei soggetti che si integrino bene a livello di corporatura “vestendo” bene lo spazio cutaneo da tatuare.
Realizzare corpi ed anatomie mi piace tantissimo: ho studiato a lungo anatomia e tuttora la insegno nelle scuole.
Ragion per cui, nella realizzazione dei tatuaggi, riesco spesso ad esaltare le muscolature attraverso dei contrasti tonali.
Hai già in programma delle convention italiane e straniere, o delle guest di prestigio, nei primi mesi del 2023?
Guarda, inizierò con la Milano Tattoo Convention di febbraio fino ad arrivare a quella di New York a maggio. Per quel che riguarda le guest, invece, sono atteso al ‘Thy Gallery Studios’ di Ivano Natale in quel di Pozzuoli (IG: @thygallerystudios) e al ‘Mommy I’m Sorry’ da Ben in Germania (IG: @mommyimsorry). Aggiungo solo che andare a lavorare da Ivano è un sogno che si realizza per me.
E le tue ultime parole famose sono… ?
Non sono proprio le mie, ma, quando me lo chiedono, mi piace citare questa frase. “Se vuoi arrivare primo, corri da solo. Se vuoi arrivare lontano, cammina insieme”. Si tratta di un antico proverbio africano del Kenya.