Conosciamo il terzo socio del ‘Black Island Tattoo’ di Milano dopo Piero Ballone e Daniele Saggiomo Passerotto. Un artista molto umile, focalizzato e New School.
Nino, ormai la mia prima domanda sta diventando un classico: come sei diventato tatuatore in vita tua?
Per me tutto è iniziato dieci anni fa, appena terminato il Liceo Artistico. Ho iniziato ad appassionarmi al tatuaggio grazie alla ‘Milano Tattoo Convention’: in mezzo a quell’ambiente mi si aprì come un mondo! In pratica mi affascinò vedere tutta quell’arte muoversi e non rimanere “chiusa” dentro ad una cornice o ad un raccoglitore.
Da lì in poi cos’è successo?
A quel punto ho cominciato a fare l’apprendista nella mia città, vale a dire Lodi, in un piccolo tattoo-studio dove sperimentai tantissimo. Passato un anno, però, decisi di puntare pian piano sempre più in alto. Guardando direttamente agli studi professionali di Milano.
Pensi di aver seguito un percorso tutto tuo?
Beh, ci ho messo molto del mio nell’apprendere, osservando principalmente i lavori di alcuni maestri del tatuaggio, ma in gran parte devo parecchio anche alle persone con cui ho avuto modo di lavorare. E che mi hanno influenzato sia tecnicamente che artisticamente.
Il tuo stile mi mette un po’ in difficoltà visto che faccio fatica a descriverlo: c’è tanta New School al suo interno, ma anche del Realistico, dei tributi ai Manga giapponesi, un bel po’ di comics, forse un pizzico di surrealismo ecc. Provi a spiegarmelo tu?
È vero: nelle mie opere c’è (ancora) molto di tutto ciò che hai appena elencato. Mi piacciono il Realistico e lo stile Cartoon/Manga visto che mi ritengo un vero nerd! (ridacchia)
Allo stesso tempo lo stile che sento più mio è il New School.
Grazie ad esso posso unire le regole dei volumi, dello studio delle luci e delle ombre a qualcosa di più originale. E talvolta mi sforzo perfino di non seguire quelle stesse regole…
Gli occhi sono lo specchio dell’anima, dicono i poeti. E a te piace disegnarli parecchio voluminosi per quel che riguarda pupille e bulbi oculari. Lo ritieni un tuo piccolo “marchio di fabbrica” per ciò che riguarda l’uso dell’inchiostro?
Sai, tatuando per lo più animali e ritratti di persone, penso che la prima cosa che colpisca lo sguardo altrui siano appunto i loro occhi e l’espressione del volto.
Per questo tendo a esagerare la dimensione degli occhi, ma talvolta la mia è anche un’esigenza tecnica.
In pratica là dove ho poco spazio e molti particolari da inserire, preferisco dare più importanza al viso.
Se dovessi descrivere i tuoi colleghi Piero Ballone e Daniele Saggiomo Passerotto del ‘Black Island Tattoo’ di Milano con degli efficaci tweet, quali useresti?
Con Piero e Daniele ho condiviso anni di tatuaggi, avventure, risate e parecchi momenti spensierati. Sono due persone di cuore: brillanti, talentosi, grintosi e ricolmi di passione per ciò che fanno! Devo moltissimo a loro due e al nostro bel luogo di lavoro (IG: @black_island_tattoo_milano).
A guest spot e tattoo convention come stai messo?
Ho abbastanza in mente le mie future tappe tra guest spot e tattoo convention. Mi piacerebbe partecipare ad alcune tra le più importanti convention qui in Italia. Per poi proseguire con quelle europee e – chissà – magari anche con qualche puntatina oltreoceano… (sorride) Al momento, però, non ho ancora nulla di realmente programmato.
E le tue ultime parole famose sono… ?
Nel mio lavoro cerco sempre di tenere a mente una scritta che vidi una volta su di un muro. Un gioco di parole che mi rimase particolarmente impresso: “No Fame, No Fame”. Con la prima parola rigorosamente in italiano e la seconda da leggersi in inglese, ovvero “Fama”. Quella frase mi ricorda di dare il massimo e che resto io – e solo io – l’artefice del mio futuro.