Domenico Acampora, aka “Mr. Pencil”, è il proprietario (assieme ai suoi soci) del ‘WildInk’ di Napoli. Un luogo dove si insegue l’identità del Chicano, del Realistico e della street art rispetto all’evanescenza dell’Intelligenza Artificiale.
Allora, come preferisci essere chiamato nel corso della nostra intervista? Domenico o Mr. Pencil?
Va benissimo Mr. Pencil (IG: @mr.pencil08). D’altronde è quello il tag che mi accompagna fin dal 1998, ovvero da quando ho iniziato con i miei amati graffiti. Molti amici, e soprattutto clienti, ormai mi chiamano esclusivamente così… e la cosa mi piace!

“Pencil” in inglese significa “matita”, quindi deduco che ogni tuo tatuaggio nasca quasi sempre da un bozzetto ben definito (o che tu stia sempre a disegnare). Giusto?
Sì, ci sei andato vicino. Il tag nasce proprio da lì perché in passato ero sempre pronto a disegnare; e la matita era tra i miei strumenti preferiti, sempre immancabilmente tra le mie mani.
A quei tempi riuscivo a legare i miei design sia ai muri che ai tatuaggi.
Poi, con la scoperta del Chicano e del Realistico, diciamo che la tecnologia ha preso un po’ il sopravvento; eppure da da qualche anno sto cercando di tornare alle origini proponendo sketch disegnati a mano (o comunque disegni personali) e abbandonando le immagini fotografiche.
A proposito, mi decifri anche la tua sigla WB-CTA?
Quelli sono gli acronimi di due crew di graffiti di cui faccio parte. “WB” sta per Wild Boys e da qui nasce anche il nome del mio studio, Il ‘WildInk’ di Napoli (IG: @wildinktattoocrew). I fondatori siamo io, Zeus, Opium e Rota. Durante i nostri viaggi si sono aggiunti membri internazionali come Reso e Druid. “CTA”, invece, significa Crash Them All, una storica crew di Caserta con writer leggendari come Zen2, Dosher, Tres ecc.

Qual è la cosa che è sbocciata per prima in te: l’amore per i graffiti o per la tattoo art?
Come ti accennavo, tutto è nato nel 1998 con i graffiti: il primo grande amore. Poi, nel 2001, i tatuaggi sono entrati prepotentemente nella mia vita. Le due passioni sono andate di pari passo fino al 2009. Con il Realistico in Black and Grey è emersa un’anima diversa, quella più alla “Domenico” rispetto al writer Mr. Pencil. Eppure oggi, lo stile dei graffiti sta ritornando nei miei tatuaggi: quindi è tornato anche Mr. Pencil!
Penso che queste due espressioni siano legate e continueranno a camminare insieme finché avrò la forza.



Tu non solo vieni dal mondo dei graffiti, ma trasferisci direttamente la street art all’interno dei tatuaggi e viceversa. In pratica usi la pelle altrui come se fossero i muri di qualche città e i muri metropolitani come se fossero la cute di qualche persona. Che ne pensi?
Penso che le due cose siano strettamente connesse. Oggi si cerca l’identità, ed è uno dei motivi che mi spingono a tornare alle origini. In un mondo dove AI, Pinterest e i social stanno appiattendo la cultura visiva, c’è bisogno di studio, stile personale e identità per fare davvero la differenza.

E poi, se mi metto nei panni del cliente, sapere che esiste un muro dipinto con lo stesso design del mio tatuaggio, beh, quella è una cosa pazzesca! Oggi concepisco i miei graffiti con la sintesi che userei per un tattoo design, e viceversa. Tutti i miei lavori sono pensati per essere realizzabili su pelle o su muro.



Hai chiamato il tuo tattoo studio di Napoli, ‘WildInk’, come se si trattasse di una crew vera e propria, una entità viva e pulsante. Mi descrivi dunque questo tuo luogo di lavoro e di espressione artistica?
Il nome, difatti, deriva dalla mia crew di graffiti. L’idea era proprio quella di portare nel mondo del tatuaggio la stessa connessione, condivisione e senso di appartenenza da cui provengo. Lo studio (IG: @wildinktattoocrew) è nel cuore del centro storico di Napoli, dove orbitano vari artisti – tra residenti e guest – ognuno con background e stili differenti.

E questo per me è uno stimolo continuo alla crescita e allo scambio. Da diversi anni insegno anche in una scuola per futuri tatuatori: lì ho selezionato tre ragazze che attualmente sono apprendiste, ma sono certo che si faranno notare tra qualche anno. Insomma, siamo una bella crew, anche se ormai la chiamerei più una famiglia.

E le tue ultime parole famose sono… ?
Come diceva Confucio: “Fai quello che ti piace e non lavorerai un solo giorno della tua vita”. Aggiungerei io: sempre nel rispetto dell’arte e rivolto alla ricerca della propria identità.



