Alla scoperta del proprietario del ‘Cold Street’ di Udine, studio che gestisce assieme alla moglie Anna specializzata in PMU. Un artista, MaxMauro, che viene da lontano e che ha sempre migliorato, di anno in anno, il suo tocco magico.
Ho letto che fai questo mestiere dal 2002 e che quindi stai entrando nel tuo ventitreesimo anno da tatuatore professionista…
Eh già, sembra ieri ma sono già passati più di vent’anni! Sono entrato nel mondo del tatuaggio un po’ per scherzo, ma anche spinto dagli amici. Era un ambiente molto diverso da quello odierno, molto più “borderline” e quasi da delinquenti! (ride)

Cosa rivedi in te oggi di quel “ragazzino” di inizio millennio? E quanto allo stesso tempo sei andato avanti a livello di ricerca artistica?
Io ho sempre disegnato fin da ragazzo, oltre ad aver studiato allo scuola d’arte e di grafica. Poi gli amici hanno iniziato a chiedermi dei disegni da portare al tatuatore. A quei tempi ho iniziato a tatuarmi anche io e ho chiesto di entrare in studio come apprendista. Diciamo che è stato tutto molto naturale. È lì che è iniziato ufficialmente il mio percorso artistico con io che cercavo di carpire i segreti dei tattoo dal mio maestro, tra feste in studio e tipi loschi.
All’epoca suonavo anche in una metal band, quindi il mio era un vero e proprio stile di vita.

In cosa eri abile allora?
Mi cimentavo in tutti gli stili prendendo spunto da libri e riviste e andando a rubare qualche segreto qua e là alle convention. Ovviamente non c’erano ancora Instagram o Pinterest e si dava molto ascolto ai clienti, non al proprio ego. Questa è un’attitudine che ho mantenuto pur cercando di avere un mio segno di riconoscimento sempre più sintetico. In pratica rivedo ancora l’entusiasmo di quegli anni, anche se ora mi sembra tutto un altro mestiere. Però la ricerca continua sempre…

Definisci il tuo stile “BlackWork” ma, se entriamo nel concreto dei tuoi soggetti, tu mi sembri più un tatuatore dalla visuale molto misteriosa, oscura ed esoterica. Che ne dici?
Beh, Blackwork è una definizione per chi usa solo il nero, anche se ormai ha contorni molto più ampi. Di mio mi ispiro parecchio alla simbologia occulta, gotica e medievale. E poi do un carattere oscuro, un po’ malinconico, a tutti i soggetti che rappresento.

Uno dei tuoi highlight su pelle è sicuramente la ‘Dama con il raptor’ (nel senso del dinosauro!) che omaggia e stravolge la celeberrima ‘Dama con l’ermellino’ di Leonardo Da Vinci. Come ti è venuta l’idea?
La ‘Dama con il raptor’ viene da una idea di Gabriele, un mio caro cliente che mi porta questi soggetti davvero singolari. Siamo molto in sintonia, io e Gabriele, e quindi devo solo mettere la mia mano a disposizione delle sue idee geniali. Questo lavoro batte tutto il resto anche come dimensioni!
E, in ogni caso, a me piace molto mescolare l’antico col moderno.

Mi descrivi il tuo ‘Cold Street’ di Udine?
‘Cold Street’ (IG: @cold_street) è nato nel 2013 dopo dieci anni dal primo studio storico. In principio voleva essere un collettivo, avevo anche preso degli apprendisti diventati poi dei collaboratori, ma è stata una esperienza negativa… Quindi per ora siamo siamo in due, io e mia moglie Anna (IG: @annaintermite.pmu) che è una bravissima PMU artist (colei che esegue il trucco permanente. NdR). Mia moglie ed io siamo ben affiatati pure sul lavoro e ci aiutiamo/sproniamo a vicenda. Inoltre ho diverse guest di amici che spesso ci vengono a trovare.

Vedo che hai una guest fissa al ‘TattooLab’ di Pordenone. A parte questo cos’hai già segnato in agenda, a livello di altre guest e tattoo convention, in vista della primavera/estate 2025?
Esatto, con Andrea Brusadin del ‘TattooLab’ (IG: @tattoo.lab) c’è un’amicizia che dura da anni e lavorare a Pordenone è come essere a casa per me. Questa primavera sarò in guest a Genova, Milano e Firenze. Non ho nessuna convention in programma a parte quella casalinga di Pordenone (IG: @naoniantattoomotorexpo) che si svolge ad aprile.

Se dovessi ringraziare una tua fonte di ispirazione costante, anche non inerente al mondo della tattoo art, quale artista mi citeresti a livello visuale, musicale, letterario ecc.?
Ho molte ispirazioni in vari contesti, ma ti citerei senz’altro Albrecht Dürer, grande artista a 360 gradi del Cinquento. Dürer fu pittore e incisore ed io mi ispiro molto a lui cercando di avere comunque un mio stile personale. Posso aggiungere una cosa?

Certamente.
Sai, faccio anche incisioni in una stamperia d’arte storica qui ad Udine. Si tratta di due mondi distinti – quello dell’incisione e quello della tattoo art – eppure frequentarli entrambi mi permette di evadere dall’abitudine. In pratica ti sto parlando di uscire dalla quotidianità e di creare opere sempre libere ed originali.

E le tue ultime parole famose sono… ?
Si impara sempre qualcosa di nuovo in questo mestiere, anche dai più giovani. Vuoi sapere la verità? Sentirsi arrivati è un limite.