Maestra di “engraving” e appassionata di illustrazioni in grado di arricchire il suo archivio personale, Martina lavora da ‘Toivo Tattoo’ a Milano: l’intervista.
Martina, concedimi di partire con una domanda un po’ leggera. “Oven” in inglese significa “forno”; quindi volevo sapere se questo fosse il tuo vero cognome…
Sì! (sorride) “Oven” nasce proprio dalla traduzione letterale del mio nome e cognome in inglese: Martina Forno. All’inizio della mia carriera, nella ricerca di un nome d’arte, la scelta più semplice è stata anche quella che suonava meglio. Da allora è rimasto.
Quando e come nasce Martina Oven tatuatrice?
Diventare tatuatrice non è stato un sogno che ho desiderato da sempre. Ho approcciato il mondo dell’arte studiando musica e il mio primo contatto con il tatuaggio è stato più per caso che per ricerca. Stavo per diplomarmi in Accademia quando si è presentata l’occasione di ricoprire un posto di apprendista in un piccolo studio.
Mossa da una riscoperta passione per l’engraving/incisione, è dal 2018 ormai che non smetto di tatuare tra studi e convention.
Perché tutta questa tua passione verso l’eleganza dell’inchiostro di colore nero?
L’uso dell’inchiostro nero nasce come esigenza legata allo stile che pratico. Il mio gusto estetico mi ha portata a tatuare ciò che avrei voluto tatuato su di me e a disegnare seguendo il mio fascino per il mondo dell’incisione. Il nero, in questo genere, spicca chiaramente come tema comune tra i vari soggetti.
Credo che i piccoli dettagli (siano essi i fili di una corda, le linee del guscio di una lumaca, il vello di un ariete, i particolari di una pianta ecc.) siano davvero il punto forte delle tue creazioni…
Il mio approccio verso l’incisione nasce dal desiderio di riprodurre illustrazioni esistenti su libri ed enciclopedie antiche, rimescolate, ridisegnate e rimontate da me in forma di tatuaggio.
Dopo anni di pratica non è raro che riproduca soggetti anche a mano libera, ma l’ispirazione al mondo dell’illustrazione è sempre presente.
I soggetti botanici, invece, prestandosi ancora più ad un approccio “free hand”, nascono spesso da riferimenti più fotografici che illustrativi e dal desiderio di seguire perfettamente le linee del corpo.
Spiegami meglio: gli spunti per i tuoi soggetti sono anche impressi nella tua immaginazione oppure consulti parecchio Google e certi vecchi cataloghi del passato?
Fortunatamente i soggetti più tipici della storia dell’incisione sono reperibili anche sul web. Molti collezionisti inoltre raccolgono e condividono illustrazioni incredibili che sarebbe quasi impossibile trovare altrove.
Possedere un proprio archivio cartaceo di raccolte può fare la vera differenza per lo sviluppo di design unici.
I miei progetti nascono da un processo di ricerca basato su memoria e documentazione, diventando effettivamente un insieme di immagini e, appunto, di ricordi di immagini.
Ti faccio un esempio pratico: se devi tatuare una ghigliottina o dei vecchi arnesi da officina, in pratica come agisci?
Per tatuare una ghigliottina, come anche per dei vecchi attrezzi, il primo passo per me è capire come l’oggetto è assemblato. Nel caso dei soggetti legnosi le illustrazioni ad acquaforte possono essere un’ispirazione unica per quanto riguarda la resa delle venature.
Inoltre, non limitarsi ad una sola fonte durante la ricerca, può essere fondamentale per il risultato finale. Allo stesso modo, trovare più angolazioni e prospettive dello stesso oggetto può aiutare a realizzare un design perfetto per la specifica parte del corpo da tatuare.
Mi parli del tuo luogo di lavoro, ovvero lo studio privato ‘Toivo Tattoo’ di Milano?
La mia permanenza da ‘Toivo’ (IG: @toivo.ttt) nasce a seguito di anni di cambi di studio, nella ricerca di uno spazio calmo e accogliente. In studio siamo quattro resident, accomunati da un approccio al lavoro estremamente simile e, si può dire, da un buon legame di amicizia.
Fin dall’apertura nel novembre scorso è diventato immediatamente un vero e proprio luogo di decompressione totale, e da ‘Toivo’ non mancano guest sia italiani che internazionali. Caratterizzato da una serenità possibile solo grazie alla visione comune, la comodità di essere vicino alle rispettive case è un’aggiunta non scontata in quel di Milano.
Mi illustri come sarà la tua estate 2024 a livello professionale?
La mia estate sarà sicuramente casa e studio, con l’eccezione di una pausa ad agosto. Al momento non ho guest in programma per i mesi estivi, sentendo la necessità di dare priorità ai clienti su Milano.
Prevedo però guest spot nell’inverno che mi permetteranno di concentrarmi anche sull’estero!
Riguardo alle convention, ce ne sono alcune di fortissime in giro a cui vorrei sicuramente partecipare in vista dell’anno prossimo.
E le tue ultime parole famose sono… ?
Il Brontosauro è chiaramente il dinosauro più figo di tutti! (ride)