Andiamo a conoscere il proprietario del ‘Crea Tattoo Studio’ di Carate Brianza. Un artista che non si accontenta mai e aggiunge sempre elementi alla sua visione.
Mario, da quanti anni tatui e come hai sviluppato questa tua precisa attitudine per il Realistico?
Ho preso in mano la macchinetta ad aghi per la prima volta nel 2010 ed inizialmente è stato un percorso altalenante.
Frequentavo uno studio di tatuaggi a Meda osservando e imparando le basi, sperimentando con i miei primi lavori, ma dopo circa un anno feci un passo indietro a causa della mia forte emotività ed insicurezza che non mi permetteva di svolgere con serenità questa forma d’arte.
Mi ritengo un tatuatore professionista dal 2016 quando ho ricominciato con il giusto approccio mentale e una grande dedizione ad operare in studio.
Il Realismo, per me, è stato il punto di partenza. Fin dalle scuole medie, e poi durante il liceo artistico, ho approfondito con enorme interesse gli indirizzi figurativi e di modellato; e questi si sono automaticamente trasportati nella mia idea di tatuaggio.
Cosa ti ha spinto a intraprendere questo mestiere?
Credo sia stato semplicemente il destino. Il primo tatuaggio lo vidi su mio padre e rimasi talmente affascinato e incuriosito da cominciare a comprare svariate riviste di tattoo art. Finito il liceo ho lavorato come imbianchino/decoratore e non ho mai pensato al “tatuatore” come ad un mestiere finché non ne ho incontrato uno vero durante un lavoro d’imbiancatura nel suo appartamento. Bene, dopo avergli mostrato un disegno che avrei voluto tatuarmi, questa persona mi convinse a provare. Mi affiancai a lui e, dopo qualche incertezza iniziale, eccomi qua! (ride)
Pensi di aver avuto un tattoo artist a cui ispirarti durante i tuoi primi passi in questo mondo?
Certamente. D’altronde saper osservare è alla base della crescita professionale, no? Inizialmente i miei riferimenti, partendo dal Realismo Black & Grey, furono Silvano Fiato e Erich Rabel mentre per quanto riguarda il colore direi Dave Paulo, AD Pancho, Tofi e Timur Lysenko. Ovviamente ve ne sono anche altri che ho conosciuto e scoperto nel tempo…
Maneggi egregiamente il Black-n-Grey però, allo stesso tempo, credo che ci sia anche un grande studio del colore dietro le tue opere. Cosa ne pensi?
Beh, il Black & Grey è stato il punto di partenza nella mia concezione del tatuaggio anche se oggi il 99% dei miei pezzi sono a colori.
La ritrattistica è alla base di tutto il mio percorso, quindi in principio l’esecuzione dei miei tatuaggi si focalizzava nella replica più fedele possibile della cosiddetta “reference”.
Successivamente, avendo avuto alle spalle varie esperienze nella street art e dipinto utilizzando altre tecniche, ho cominciato presto a voler spaziare anche nel mondo del tatuaggio. Ho percepito da subito che il colore mi desse più libertà e possibilità di uscire dai canoni del Black & Grey che, soprattutto un po’ di anni fa, erano ancora molto rigidi per il cliente poco esperto. Oggi posso dire di essere stato tra i primi in Italia ad essermi spinto nella scena del tatuaggio a colori inteso al di fuori della ritrattistica e degli stili più comuni.
Sbaglio o proprio questo tuo uso, oserei dire quasi “onirico”, del colore trasporta i tuoi tatuaggi in una dimensione poco legata al reale? Realistici sì, ma anche figli di altre dimensioni…
Assolutamente sì. La mia è una continua evoluzione che passa tra alti e bassi. La mia tecnica, la composizione ed ora anche il soggetto vogliono semplicemente essere differenti da ciò che si è già visto o esiste nella realtà. Le forme e i colori si modellano a seconda dell’anatomia del corpo del tatuato. E di conseguenza i miei pezzi prendono forme volutamente sproporzionate.
Causando a volte qualche malinteso nella comunità del tatuaggio?
Sì. Ciò che ho tatuato finora non è stato capito da tutti i miei colleghi e, ad essere sincero, io ne vado pure molto fiero! I pionieri d’altronde non sono stati mai apprezzati fin dal principio, quindi penso di essere sulla buona strada! (ride)
Cosa ti aspetti dal futuro, artisticamente parlando?
Di essere ancora ben lontano dalla mia pace interiore… (sorride) Ritengo questo stato d’animo un grande vantaggio per la mia crescita professionale. Credo che tutto questo modificare nelle mie opere, questo continuo provare togliendo ed aggiungendo elementi, mi farà avere, un giorno, un vero e proprio marchio di fabbrica.
Mi descrivi l’atmosfera e l’energia del tuo regno personale? Vale a dire il ‘Crea Tattoo Studio’ di Carate Brianza…
‘Crea Tattoo Studio’ (IG: @creatattoostudio) nasce nel 2020 a Carate Brianza in via Enrico Toti 41. L’ho concepito con idee molto chiare. La filosofia è quella di offrire a una clientela appassionata un servizio da professionisti di ogni singolo stile.
Ok, siamo “giovani” come studio, ma posso vantarmi di avere avuto già molte collaborazioni prestigiose con resident d’esperienza decennale e professionisti da tutta Italia e oltre. E poi sono felice, dopo appena due anni, d’aver trovato un ottimo equilibrio tra i miei colleghi.
Questo lo si trasmette sui clienti che vengono, non solo per tatuarsi, ma anche per passare una bella giornata al ‘Crea’ in un clima allegro e affiatato.
Hai in programma a breve delle convention?
Sì, e sarà un calendario tutto italiano. Parteciperò alla Milano Tattoo Convention, al Tattoo Weekend di Chiuduno e poi non posso mancare agli appuntamenti di Verona e Ferrara dove respiro sempre aria di casa. Sai, tutto sta nell’avere il tempo di fare le cose per bene. Ecco perché, dal 2023, spero di frequentare un buon numero di convention anche all’estero.
E le tue ultime parole famose sono… ?
Questa è una domanda davvero difficile! (ride) Nell’ambito del tatuaggio, anche se in realtà il concetto vale per ogni singola cosa della vita, suggerirei di cercare d’assorbire sempre da più fonti. Mai da una sola. Il motivo? Il solito: quello di formarsi una distinta personalità e non la copia di qualcun’altra.
Segui il ‘Crea Tattoo Studio’ su Instagram: @creatattoostudio