Una passione per l’Old School fin dai primissimi giorni e l’area di Milano adoperata per irradiare la sua arte. Senza mai scordarsi la lezione della perseveranza e dell’impegno.
Benvenuto, Marco. Quel tuo soprannome, “Condor”, ha un’origine particolare o si riconduce al tuo amore per lo stile Traditional/old school?
In realtà il mio soprannome “Condor” (IG: @marcocondor_) non ha un legame diretto con lo stile Traditional o Old School. È nato un po’ per caso durante una serata con amici quando avevo quindici anni. Sai, quelle cose che succedono senza un vero motivo, ma poi restano? Da quel momento tutti hanno iniziato a chiamarmi così, Condor, ed è rimasto. Ormai è diventato parte di me.

Come fa un tatuatore ad accorgersi che è lo stile Traditional (e nessun altro oltre a quello) il suo vero punto di forza? Nel tuo caso come è andata?
Penso che un tatuatore capisca che il Traditional è il suo stile quando gli viene naturale, quando lo sente proprio. Nel mio caso è sempre stato così.
Sono cresciuto con certe sottoculture che mi hanno segnato fin dall’adolescenza, e in quell’ambiente l’Old School era praticamente ovunque.
La scena che frequentavo era piena di tatuaggi Traditional, e mi ha sempre colpito il fatto che ogni disegno avesse un suo significato ed una storia dietro. Anche le immagini più semplici avevano un senso, qualcosa da raccontare. È una cosa che mi ha affascinato fin da subito; e da lì ho capito che quello era lo stile che sentivo più mio.

Bisogna per forza avere dei maestri quando si approccia uno stile del genere oppure ci si può arrivare anche da autodidatti studiando su internet, libri e riviste?
Per quanto mi riguarda, il mio percorso è iniziato circa quindici anni fa, in un periodo in cui non c’era tutta l’accessibilità che c’è al giorno d’oggi. Non esistevano tutte queste scuole o corsi strutturati, e nemmeno i social – a dircela tutta – erano così ricchi di contenuti come adesso. Quindi all’inizio è stato un cammino piuttosto solitario: cercavo di apprendere il più possibile facendomi tatuare da artisti forti, osservando tutto nei minimi dettagli.

“Rubando con gli occhi”, come si dice. Ho sempre avuto una gran voglia di imparare, quindi passavo ore a studiare libri, riviste e tutto ciò che riuscivo a trovare. E questa cosa non è mai cambiata visto che lo faccio ancora oggi. Solo col tempo ho iniziato a conoscere altri tatuatori, a confrontarmi, a chiedere pareri e consigli. Ma agli inizi era tutta una questione di istinto, osservazione e tanta, tanta autodisciplina.

Qual è il soggetto più strano che ti hanno mai chiesto di tatuare finora? E che tu ovviamente sei riuscito a reinterpretare in un’ottica Traditional…
In realtà non posso dire che mi abbiano mai chiesto tatuaggi davvero strani, perché chi si rivolge a me, di solito, ha già in mente qualcosa in puro stile Traditional. Però sì, nel tempo mi sono capitati diversi soggetti goliardici o particolari; e lì la sfida è stata reinterpretarli in chiave Old School, cercando di restare fedele allo stile senza perdere di vista l’idea originaria del cliente. È proprio questo che mi stimola: riuscire a trasformare anche le richieste più fuori dal comune in qualcosa che funzioni perfettamente nel linguaggio del Traditional.

Dove agisci in quel di Milano?
Vivo a Milano da poco più di otto anni e, nel tempo, ho avuto modo di girare diversi studi. Negli ultimi anni, però, quelli dove sono più attivo sono l’ ‘Italian Rooster’ (IG: @italianrooster) di Davide Andreoli a Rho e, principalmente il ‘LiberArte Tattoo Supply’ (IG: @liber.arte_supply).
Sono realtà con cui mi trovo molto bene, sia per l’ambiente che per la visione del tatuaggio che condividiamo.

Qual è il tuo rapporto con le tattoo convention? Hai un obbiettivo particolare in tale senso?
Mi piace molto partecipare alle tattoo convention, è sempre un bel modo per confrontarsi, vedere cose nuove e respirare davvero l’energia del mondo del tatuaggio. Negli anni passati ne ho fatte parecchie, soprattutto all’estero e, tra tutte, quella che mi è rimasta più nel cuore è stato il ‘Mondial du Tatouage’ a Parigi (IG: @mondialdutatouage). Si è trattata di un’esperienza incredibile, sotto tutti i punti di vista. Il mio obiettivo, un giorno, sarebbe quello di arrivare a essere invitato a una di quelle grandi convention internazionali, quelle importanti in Europa o nel mondo dove ci si va su invito. Sarebbe un bel traguardo, sia a livello personale che professionale.

E le tue ultime parole famose sono… ?
Le mie ultime parole famose? Tenere sempre la testa bassa, restare umili e non smettere mai di studiare, creare e confrontarsi con gli altri. È l’unico modo per migliorare e migliorarsi davvero, giorno dopo giorno.


