Il titolare del ‘The Raimondi’s General Tattoo’ festeggia 25 anni di carriera e spende parole d’amore per la sua Napoli: «Non scordiamoci mai di Eduardo»
A colloquio con Lino Raimondi, storico proprietario del ‘The Raimondi’s General Tattoo’, artista esperto di tatuaggi Realistici ed espressione di una napoletanità bella ed empatica che è venuta fuori ad ogni singola battuta della nostra intervista.
Lasciamo a lui la parola augurandogli di fare sempre meglio, nella sua adorata Napoli così come nella lontana America, alias il suo nuovo territorio di conquista. Vai Lino, ora tocca davvero a te…
Fai questo mestiere dal 1993 e quindi quest’anno festeggerai le tue personalissime nozze d’argento con la tattoo art: che primi venticinque anni sono stati, Lino?
Hai ragione e quasi non mi sembra vero che vivo da così tanto tempo con il ronzio delle macchinette nelle orecchie! (ride) I miei, innanzitutto, sono stati anni di esperimenti. Sono cresciuto con quella benedetta macchinetta in qualità di amante, miglior amico e compagno di viaggio. Mi ha permesso di fare amicizie incredibili, vedere tanti posti, dimenticarmi delle ore che passavano… E difatti, mannaggia, sono già passati venticinque anni!
Mi sveli un progetto (o più progetti) in vista delle tue nozze d’oro con la sfera del tatuaggio? Tanto tempo ne hai…
Beh, negli ultimi anni gli Stati Uniti mi hanno ispirato ed elettrizzato allo stesso tempo. Le convention e le collaborazioni che ho svolto oltreoceano mi hanno dato la possibilità di sfruttare tutte le opportunità che gli States offrono abitualmente a chi fa questo lavoro.
Il mio progetto quindi è creare una sorta di continuità tra il mio ruolo in Italia e quello in America. Incrociamo le dita!
Il Realistico è sempre stato nelle tue corde oppure ci sei arrivato per gradi, cimentandoti anche in altri stili?
Già dai tempi dell’Istituto d’Arte facevo portrait di chiunque mi capitasse sotto tiro. In pratica ho sempre adorato disegnare dal vero, ma con la macchinetta ho fatto le mie prime esperienze Realistiche solo dal ’98 in poi, dopo aver provato un po’ tutti i generi che andavano in voga in quegli anni.
Mi suona bene il nome della tua art gallery: ‘The Raimondi’s General Tattoo’. Da cosa nasce il nome del tuo regno?
Quella sigla ha una storia molto particolare. In parte lo devo al fatto che sono un grande appassionato di telefilm anni ‘70/’80 e ho sempre ammirato l’auto dei fratelli Duke di ‘Hazzard’, che loro chiamavano appunto “Il Generale”, nomignolo poi trapiantato alla mia moto. L’altra spiegazione, invece, nasce dal fatto che sotto casa mia c’era un emporio (‘General Emporio’) che cercava di accontentare un po’ tutti con le sue mercanzie.
Così ho deciso che, anche nel mio studio, avrei mantenuto quella sorta di filosofia.
Dimmi la verità: tatuare a Napoli, a stretto contatto con la verace dimensione partenopea, ha un significato diverso che fare il tatuatore altrove?
Tatuare in questa città mi ha dato l’occasione di instaurare tante amicizie e di costruire il mio sogno italiano nella città dove sono nato. In tutta onestà, però, le richieste che ho qui sono pressoché le stesse che ho ricevuto durante le mie esperienze con la valigia.
Sulla pagina ufficiale Facebook del ‘General Tattoo’ campeggiano i tattoo realistici di Sofia Loren, Eduardo De Filippo e Peppino De Filippo. Quindi la tua è una visione classica, romantica, di Napoli?
Grazie mille per averlo notato. (sorride) Effettivamente sì, io resto un amatore/estimatore dell’arte e della cultura partenopea, a partire dalla nostra splendida lingua. Napoli ha dato vita e fama a personaggi che hanno cambiato il modo di vedere questa città, che l’hanno portata in giro per il mondo. E, se sei napoletano, come fai a dimenticarti di Eduardo o di Sofia?
Noto che, tra i tuoi vari portrait, i musicisti stranieri hanno una larga predominanza. Ho riconosciuto star del calibro di Axl Rose, Michael Jackson, Bono Vox, Louis Armstrong, Elvis Presley, Eazy-E, Tupac Shakur, Snoop Dogg…
La musica è la seconda arteria del mio cuore e nel mio studio il rock pompa alla grande! (ride) La verità è che io ammiro molto i pionieri di qualsiasi genere musicale; quindi, quando mi giungono questo tipo di richieste, mi sento felice di omaggiare certi grandi artisti così diversi tra di loro. Un ringraziamento va ovviamente anche ai clienti del ‘General Tattoo’ e alla loro enorme competenza in materia. Che vuoi che ti dica? Sono fortunato!
Concedimi una battuta sotto forma di ultima domanda: quel tatuaggio di Gonzalo Higuain con la casacca argentina, datato 2016, lo rifaresti al giorno d’oggi?
La battuta ci sta tutta! (ridacchia) Per fortuna riesco a sorvolare sulla questione “Higuain/Napoli Calcio” e alla fine un portrait resta pur sempre un portrait. In casi come questi metterei da parte i gusti, le idee e il tifo. E poi, a me, piace da matti mettermi in gioco…