Andiamo a fare la conoscenza del proprietario del ‘Haut Maler’ di Torino: un artista che, ispirato da Bosch e Magritte, esplora con i suoi tattoo la potenza del surrealismo.
Giacomo, mi spieghi da quanto tempo l’inclinazione artistica “brucia” dentro di te e cosa ti ha fatto scegliere di diventare un tatuatore nella vita?
Beh, per quanto riguarda il mio percorso artistico, potrei dire di aver ereditato questa passione da mia madre in quanto è una storica dell’arte nonché una disegnatrice di raro talento. Invece, se devo spiegarti cosa mi abbia avvicinato al mondo dei tatuaggi, la risposta potrebbe anche stupirti non poco…
Dici davvero?
Sì, devo ammettere di essermi avvicinato quasi per caso alla tattoo art. Mia sorella, un natale di molti anni fa, mi regalò infatti una macchinetta per tatuare. Sfidandomi a iniziare e contemporaneamente ad abbandonare questa mia nuova passione passeggera (come ero solito fare a quei tempi), ma così evidentemente non è stato.
Il tuo è uno stile Black-n-Gray davvero particolare: elegante, ricercato, raffinato nel tratto e nelle ombreggiature, decisamente surreale. Tu come lo sintetizzeresti ancora meglio?
Credo di non aver mai tentato di definire troppo il mio stile. A livello di soggetti direi che mi concentro principalmente sulla ritrattistica influenzata dal mio amore per il surrealismo.
Hai studiato tanto e ti sei documentato su determinati artisti del passato per giungere ad un risultato simile?
Sì, certo. Come ti ho anticipato prima, sono stato piuttosto influenzato dal mondo dell’arte e gli artisti che più hanno segnato il mio percorso artistico restano sicuramente Bosch con la sua arte senza tempo e Magritte con il suo delicato surrealismo. In ultima istanza impossibile non citare Caravaggio per il suo utilizzo, sempre attualissimo, della tecnica del chiaroscuro.
Ah, mi sento ispirato anche da tanti miei colleghi tatuatori che stimo ed ammiro oggigiorno.
Sbaglio o la tua è una clientela prevalentemente femminile maggiormente attratta dal romanticismo e dalla sofisticatezza della tua proposta?
In passato devo dire che era esattamente così, ma negli ultimi anni si è approcciato al mio lavoro anche il genere maschile. Sono gratificato da tutto ciò in quanto noto che il mio linguaggio e la mia arte si stanno avvicinando sempre in maniera maggiore ad un pubblico più ampio.
Mi parli dell’ ‘Haut Maler’ di Torino? Complimenti intanto per il nome tedesco che se non sbaglio si potrebbe tradurre come “pittore della pelle”. Come ti è venuta un’idea del genere?
La storia dietro ‘Haut Maler’ (IG: @hautmalertattoo) è divertente visto che non è stata una mia idea. Infatti, in una serata come tante altre, spesa tra i fumi dell’alcol, ho avuto una sorta di illuminazione.
Una mia conoscente berlinese, vedendo la mia frustrazione nel trovare un nome adatto alla mia prima attività, mi propose ad un certo punto ‘Haut Maler’.
Da subito mi piacque molto e lo sentì molto “mio”. Tant’è che da allora non mi sono più sentito di volerlo abbandonare.
Hai già segnato in agenda delle tattoo convention e dei guest spot a cui tieni particolarmente per quel che riguarda i prossimi mesi?
Al momento sono molto impegnato con l’apertura del mio nuovo studio, ma sicuramente mi farebbe davvero piacere visitare ancora gli Stati Uniti e il Nord Europa.
E le tue ultime parole famose sono… ?
“Gli asini non si rincorrono”. Si tratta di una citazione di mia nonna che mi ricorda sempre di aspettare il momento propizio e di avere pazienza. In questi anni mi è servito come mantra per superare i momenti più intensi.