Un grande amore per l’horror e le divinità egizie. Un modo unico di tatuare e di dare profondità alle sue opere. Vi presentiamo il proprietario di “ScribaTattoo”…
Osservare la tua arte (e tutte le varie influenze da cui è composta) stimola nello spettatore qualcosa di forte e inquietante allo stesso tempo. Ora, la domanda è: come nasce e di che cosa si “nutre” un tatuaggio creato da Gabry Scriba?
Beh, ogni tatuaggio che eseguo è composto da molte cose che mi rappresentano e fanno parte della mia vita quotidiana; e, come tali, sono e saranno sempre in costante mutamento.
Mi piace il termine che hai usato – “nutre” – perché racchiude davvero appieno il mio pensiero d’artista. I miei tatuaggi, da questo punto di vista, si “nutrono” di tutto ciò che mi circonda: tra stili, culture, tradizioni, credenze, passioni, stati d’animo ecc. In modo tale da trasmettere qualcosa a chi li porterà sulla pelle per tutta la vita, ma anche a chi li guarderà e basta.
Come sei arrivato a quello che tu definisci – scherzosamente ma fino a un certo punto… – “scribalismo”?
Mettiamola così: all’inizio mi sono appassionato al tatuaggio Tribale e a ogni sua singola sfaccettatura – passando da una cultura all’altra (samoana, polinesiana, maori ecc.) – dato che avevo conosciuto le opere di Alex Nardini e di molti altri tatuatori di stampo “tribalista”. In pratica studiavo ogni simbolo e i suoi vari significati, senza riuscire però a sentire totalmente “mio” quello che dovevo copiare e ridisegnare. Finché un giorno non si sono presentai dei clienti, miei amici, che mi hanno chiseto di tatuare due soggetti completamente al di fuori di tutte le simbologie che stavo studiando allora: un teschio e un Predator…
E tu come hai reagito?
Beh, da vero appassionato dell’horror e del macabro ho accettato subito la sfida! E mi sono accorto che creare quel tipo di soggetti mi divertiva molto di più… oltre a venirmi tremendamente spontaneo. Sai, ci vedevo finalmente un’anima e un modo per poter trasmettere qualcosa di mio al mondo della tattoo art. Da lì in poi, per fortuna, ho iniziato a ricevere richieste sempre più particolari.
Molti clienti mi lasciavano carta bianca e, col tempo, sono riuscito a raffigurare soggetti inerenti al mondo del fumetto, dei videogame o dei supereroi Marvel e DC Comics.
Tra tutti direi che il tattoo che mi ha dato la chance di iniziare questo percorso artistico sia stato il full back col logo dei Motörhead. In seguito è arrivata una schiena con un enorme Wolverine, alcune divinità egizie (d’altronde non mi chiamo Scriba a caso…) e i personaggi di Dragonball.
Come sei arrivato ad aprire lo “ScribaTattoo” in quel di Fornacette, vicino a Pisa?
L’anno giusto, in questo caso, è stato il 2012. A giugno me ne sono andato dallo studio dove ho fatto una lunga gavetta, durata ben sette anni (sarò sempre grato al tatuatore che mi ha dato questa possibilità!) e a ottobre – il 9, per la precisione – ho inaugurato finalmente lo “ScribaTattoo”. Da quel giorno è diventato il mio piccolo angolo sicuro. Il luogo dove m’interfaccio con i miei “fratelli”, con cui lavoro in allegria: lo shop manager Marco Joker, l’altro tatuatore Marco Machete e il piercer Silvio Pan. Questo, d’altronde, non è più uno studio, ma una Famiglia con la “F” maiuscola!
Pensi sinceramente che il tuo modo di ritrarre l’horror o i “cattivi” in generale (ho molto apprezzato i tuoi lavori su, Joker e il Capitano Spaulding, alias il clown del film “La Casa dei 1000 Corpi” di Rob Zombie abbia finora pochi eguali nel vasto mondo della tattoo art?
Ora ti spiego. Il recente lockdown mi è servito molto per sperimentare e capire come rendere al meglio ogni mia singola creazione. Anni fa, insieme al mio amico Matteo Pasqualin, parlavamo spesso di come sarebbe stato bello rendere più tridimensionali i miei soggetti… per dar loro ancora più profondità e, appunto, 3D!
Col dotwork e l’aiuto di alcuni programmi computerizzati sono riuscito, nel frattempo, a realizzare questo mio obiettivo.
A dare quella luce mancante, che con il solo colore nero non riuscivo a ottenere, aggiugendo ancora più tridimensionalità.
È un po’ come se i miei tattoo prendessero vita e uscissero letteralmente dalla foto. Mi viene spontaneo immaginare il mondo che mi circonda come se fossi in “Matrix”, ma con gli ornamenti tribali al posto dei numeri e dei codici binari. In pratica vorrei sempre e comunque “scribalizzare” tutto ciò che vedo! (ride)
Cambiamo argomento: sono proseguiti nel frattempo i tuoi esperimenti denominati “Art Project for Female Body”?
Beh, la prima volta che ho disegnato sopra una foto di una modella è stato per il progetto “Face of the Future”, lavoro esposto all’interno di una splendida mostra in occasione della London Tattoo Convention del 2019. Poi, grazie sempre alla tecnologia e ai programmi di disegno, ho continuato a creare in tal senso. Principalmente come esercizio stimolante e costruttivo per rendere sempre più armoniosi i miei tattoo di stampo anatomico (parlo ovviamente di figure molto ampie). Quindi per rispondere alla tua domanda, sì, col passare del tempo continueranno anche i miei esperimenti artistici sui corpi di varie modelle.
Altri progetti in ballo?
Ho in serbo alcune tavole e quadri che vorrei esporre in occasione di qualche futura convention, o per qualche mostra organizzata ad hoc. Ho un set dedicato ai Clown a cui tengo molto e un altro invece improntato sulla rappresentazione di tutte le divinità egizie. Quest’ultimo è un lavoro già più impegnativo che mi piacerebbe, un giorno, trasformare in un libro patinato vero e proprio.
Ultima domanda: e se Gabry Scriba fosse, nell’ordine, un disco heavy metal, un film e un romanzo…?
Bella domanda! Per quanto riguarda il disco, se proprio devo dirtene uno, opterei per “Sweet Dreams”, la famosa cover di Marilyn Manson tratta da un celebre brano anni ’80 degli Eurythmics: ok, non è proprio una canzone heavy metal, ma alla fine tatuare resta pur sempre il mio “sogno più dolce”, no? (ride) Se fossi un film direi magari un mix tra il “Dracula” di Francis Ford Coppola, “La Casa dei 1000 Corpi” di Rob Zombie e “Nightmare Before Christmas” di Tim Burton. In fondo adoro vampiri e clown, e la mia festa preferita dell’anno resta Halloween, mica Natale o Pasqua… (sorride)
Ti sei scordato il libro, però.
Quello è già più facile… Ovviamente “50 Sfumature di Nero” per via del DNA dei miei tatuaggi! (ride)