Intervista davvero interessante (e piena di spunti intriganti) col proprietario del ‘Elegant Goat’ di Roma. Uno che tiene in primis al “sentimento delle persone”.
Federico, muovendoti e tatuando tra tre metropoli distinte come Roma, New York e Los Angeles, la tua resta una visione cosmopolita della tattoo art?
Purtroppo tutto coi social diventa simile, ma fortunatamente non tutto è ancora uguale a questo mondo. Perché la differenza che c’è – in primis di cultura e vita – ti porta ad avere a che fare con dei clienti (specialmente gli americani) che hanno un rispetto e una fiducia verso l’artista che spesso l’audience italiana non ha.
Dici sul serio?
Questa ovviamente è solo la mia impressione basata sulla mia esperienza personale. Sai, io amo parlare e ascoltare molto il cliente per entrarci in completa connessione a livello emozionale. E faccio tutto ciò semplicemente perché mi reputo davvero empatico come artista. Forse pure troppo! (ride)
Come ti sei scoperto tatuatore?
Il motivo principale che mi ha portato a diventare un tatuatore è stato il film ‘Moby Dick, la balena bianca’ del 1956, che vidi da bambino. In quella pellicola c’era un pescatore Maori con il viso completamente tatuato e dentro di me ebbi come un imprinting con l’universo della tattoo art. Nonostante all’epoca quello fosse un mondo ancora poco esplorato e visto in modo totalmente negativo.
Quando hai capito che il tatuaggio “freehand” sarebbe diventato il tuo tratto distintivo?
Da ragazzo, entrando in uno studio per chiedere un semplice soggetto incentrato su del filo spinato, il tatuatore non fu in grado di eseguirlo perché non aveva il disegno da cui copiarlo. (sospira) Lì ho capito che quel filo spinato avrei potuto tranquillamente disegnarmelo da solo, senza alcun problema, visto che venivo da studi classici. Il tatuaggio “freehand”, in pratica, è sempre stato di mia competenza! (ride)
Ti dirò di più: il primo tatuaggio che ho realizzato in vita mia è stato a mano libera perché, da autodidatta, non sapevo come si facesse uno stencil…
Poi, però, sei notevolmente migliorato, no?
Beh, in seguito ovviamente ho sempre fatto gli stencil, ma nel corso degli anni è stato come un crescendo. Voglio dire: realizzando tatuaggi Realistici e di natura pittorica, la mia mia mente continuava a dirmi che lo stencil era riduttivo per uno come me. Essendo maestro d’arte e avendo studiato con gente del calibro di Giorgio Dante e Roberto Ferri, avevo sempre più necessità di “dipingere” direttamente sul cliente. Finché qualche anno fa, il 28 ottobre 2020, ho realizzato il primo tatuaggio frontale totalmente in “freehand”. E da quel giorno non sono più tornato indietro.
Sbaglio o l’elemento erotico (soprattutto se si parla di frutta…) è diventato poco alla volta un tuo asso nella manica?
Si tratta della mia passione principale! E quale modo migliore di rappresentarlo tatuato se non con un bel frutto succoso, fresco e delizioso? Da qui è nata la mia collezione privata che a breve vi mostrerò! (ride)
Quando tatui a mano soggetti realistici, quanto la foto di riferimento risulta importante per te?
La “reference” è sempre molto importante. Specialmente per chi come me che, venendo da un’erudizione classica, ama i dettagli, il realismo e il disegno dal vivo.
Vuoi la verità? Il “freehand” mi ha solo aiutato a rendere più unica anche una banale copia fotografica.
Il tuo tattoo shop romano ha un nome davvero singolare: ‘Elegant Goat’ ossia la “capra elegante”. Come sei arrivato ad una denominazione del genere?
Il caprone (capra o caprone che sia) per natura non segue il gregge. Inoltre, nel mio immaginario, la capra è intesa anche come il “capro espiatorio”, nel senso di essere terreno e pagano. Per questo motivo mi sono scoperto caprone, vale a dire uno che non hai mai seguito un gregge o un branco! (ridacchia) Ho sempre fatto come mi pareva senza mai farmi mancare di rispetto da nessuno o mancare di rispetto verso qualcuno. Di mio ho eliminato ogni regola di costrizione perché per me l’arte resta appunto libertà di espressione e di essere.
Ti capisco perfettamente.
Fammi aggiungere solo una cosa: il mio caprone è anche un animale che cerca di raffinarsi. Di essere maturo e sociale all’interno di questo “trash” contemporaneo in cui tutti quanti siamo immersi e che, in parte, ha pure il suo fascino. Da tutto ciò nasce il “Caprone Elegante/Elegant Goat” (IG: @elegantgoattattoogallery), ovvero il nome del mio secondo studio.
Un luogo dove non esiste giudizio e dove non si conosce il difetto. Ogni cosa, infatti, è un particolare bellissimo.
Che futuro ti aspetta a livello di tue partecipazioni a tattoo convention e guest spot di prestigio?
A breve mi affaccerò al mondo asiatico che è davvero molto interessante ed ancora poco esplorato. Secondo me non sono più loro che prendono spunto da noi, ma noi che ci lasciamo ispirare da loro. Si stanno fondendo le due culture e si tratta di un mercato in totale crescita. In più ho un grande progetto che sto per presentare all’intero mondo del tatuaggio: un qualcosa che partirà dall’Europa e arriverà in tutti gli Stati Uniti. Stay tuned!
Hai un desiderio artistico che vorresti veder esaudito quanto prima?
Sogno la nascita di un Albo Professionale che riconosca i veri artisti eticamente corretti e che quindi tolga immagine e pubblico a chi non è affatto degno di questo mestiere. Perché, credimi, questo non è solo un “mestiere” come un altro.
Noi veri tatuatori abbiamo a che fare con i sentimenti delle persone e non ci dovrebbe mai riguardare il motto “prendi i soldi e scappa”.
Per quel genere di affari, d’altronde, esistono altri tipi di guadagno. Che di certo non riguardano la tattoo art.
E le tue ultime parole famose sono…?
Se ti fai il mazzo da solo, avrai un risultato personale. Se ti fanno il mazzo gli altri, beh, il risultato sarà solo un bel mazzo… fatto da altre persone! (ride)
Segui lo studio ‘Elegant Goat’ di Roma su Instagram: @elegantgoattattoogallery