Abbiamo conosciuto meglio l’allievo di Pietro “P’Ink” Romano (R.I.P.) che lavora con altri due fedeli colleghi (Piero e Nino) al ‘Black Island Tattoo’ di Milano.
Ciao Daniele, immagino che con un nome strutturato come il tuo, un soprannome come “Passerotto” sia quasi d’obbligo…
In realtà vado molto fiero del mio vero nome, ma quando facevo l’apprendista dal buon Pietro Romano (in arte P’Ink, scomparso in un tragico incidente nel 2019. Ndr) mi fu dato da lui stesso il soprannome “Passerotto” (IG: @passerotto90) come per una sorta di battesimo artistico. Per questa ragione penso che non lo mollerò mai.
Mi racconti qualcosa di te?
Ho cominciato a disegnare fin da piccolo e questa pratica mi ha sempre dato l’illusione di poter immaginare un mondo diverso e di conseguenza… rappresentarlo! Essendo una giovane promessa mio fratello maggiore – che a quei tempi già bazzicava gli ambienti della tattoo art – mi ha inserito nel mio primo studio, vale a dire ‘Micromutazioni’. Lo frequentavo dopo la Scuola d’Arte e, una volta diplomato, iniziai ad andare là tutto il giorno per tutta la settimana.
Facevo le pulizie e intanto imparavo il mestiere e lo stile di vita del tatuatore.
La tua arte mi confonde: a tratti sembri devoto allo stile Traditional, poi viri improvvisamente su caratteristiche più “New School”. Tu, invece, come ti vedi?
La mia arte è un filtro di ciò che provo, del mio carattere e di tutto ciò che mi circonda. Ovviamente si tratta di uno stile influenzato anche da altri tatuatori con i quali ho la fortuna di collaborare. Questi fattori condizionano i miei lavori che possono variare parecchio anche in base ai tatuaggi che il cliente già indossa o da ciò che fa abitualmente nella vita.
Quindi sì, per rispondere alla tua domanda, mi reputo abbastanza versatile e penso di essere difficile da classificare in un unico genere. Anzi, se proprio dovessi farlo, direi che mi avvicino ad uno stile Giapponese “creepy”.
Il ‘Black Island Tattoo’ di Milano è una creatura a tre teste visto che ci lavori tu, ma anche i tuoi fedeli colleghi e co-fondatori Piero Ballone e Nino Tattooer. Lavorare con degli amici (o “fratelli” come li definisci tu) aiuta nella routine quotidiana del gestire uno studio di tatuaggi?
Credo che l’anima di una squadra sia il feeling lavorativo e personale che si riesce a instaurare in un luogo del genere (IG: @black_island_tattoo_milano). In modo tale da avere un ambiente ottimale per creare arte e gestire il “dolore” fisico del cliente.
Per ottenere un risultato del genere ogni singolo giorno c’è bisogno di fiducia e sostegno reciproco accompagnato da un forte rispetto. Ecco perché siamo “fratelli”!
Hai già segnato in agenda qualcosa di imprescindibile per quest’autunno?
Sì! Ho un sacco di progetti da mettere in pratica nel corso di questo autunno 2023. Tipo una collezione di vestiti ispirati ai miei design oltre a varie tattoo convention.
Ti sto parlando di quella di Cagliari dove sarà presente tutto il ‘Black Island Tattoo’ (IG: @black_island_tattoo_milano) al gran completo fino magari ad arrivare, un giorno, al ‘Mondial de Tatouage’ (IG: @mondialdutatouage) o alla ‘Gods of Ink’ (IG: @godsofinktattooconvention) di Francoforte. Eventi ai quali sarei onoratissimo di partecipare… (sorride) Last but not least, ho anche un piccolo progetto musicale che sto portando avanti in sordina da un po’ di tempo. Insomma, carne al fuoco ce n’è davvero tanta: devo solo mettere tutto in pratica.
E le tue ultime parole famose sono… ?
Se non piaci a tutti, vuol dire che sei vero!