Storie di vita, un po’ di nostalgia e tantissima sostanza nel percorso di Carmine, tatuatore sardo specializzato nello stile Realistico che si gode la sua bella Alghero.
Carmine, partiamo con le nozioni fondamentali: perché “Tentacles”?
Ho deciso di chiamarmi “Tentacles” perché da ragazzino ero un grande fan del gruppo psichedelico britannico Ozric Tentacles (IG: @ozrictentaclesofficial). Ho sempre coltivato relazioni un po’ da tutte le parti e alla fine gli amici hanno cominciato a chiamarmi così. Mi dicevano che ero come il polpo con conoscenze ovunque! (ride)
Mi spieghi qual è stato il tuo percorso artistico finora?
Ho iniziato questa vita all’età di quattordici anni e quindi direi che tatuo da ben trenta. All’epoca eravamo tre giovani amici che, all’interno di un garage e quasi per gioco, hanno cominciato a costruire macchine rotative con i motorini dei mangianastri e la classica penna Bic per fare il grip. Uno di loro si chiama Joao Pinto ed è stato mio socio per più di vent’anni. Io sono autodidatta, non ho mai studiato, ma mi piaceva disegnare fin da bambino.
Hai incontrato delle persone in passato che ti sono state utili per apprendere al meglio la tattoo art?
Tutto ciò che conosco l’ho appreso facendomi tatuare da grandissimi nomi quali Paul Booth, Tin Tin, Robert Hernandez e tanti altri.
Rubavo letteralmente con lo sguardo le loro tecniche di lavoro.
In più ho sempre frequentato le varie tattoo convention degli anni Novanta dove il mondo del tatuaggio era molto più vero e rispettoso di ora! Ho lavorato per gli Hells Angels a cavallo tra il 1998 e il 1999, a Valencia, in Spagna.
Molte delle mie conoscenze le ho costruite proprio in quel periodo e grazie a queste persone amanti della libertà. Il mio jefe (boss. Ndr) mi voleva molto bene.
Il tuo stile si basa essenzialmente sul Realistico oppure pensi che dietro alle tue opere ci sia qualcosa di più?
Sì, è quello lo stile che ormai eseguo da dieci anni: il Realistico. Eppure io resto un tatuatore della vecchia scuola, uno che negli anni Novanta è stato abituato a fare un po’ di tutto; quindi, ogni tanto, mi lancio in qualche progetto un po’ diverso.
Tipo?
Beh, sono un amante – fin da quand’ero ragazzino – delle vecchie foto in bianco e nero. Adoro tatuare quel tipo di fotografie o alcune scene di film. Sai, considero il mio Realistico un po’ più leggero rispetto a molti altri tatuatori di quest’epoca. I miei in pratica sono pochi soggetti e di grandi dimensioni in modo tale da poter essere visti anche da una certa distanza.
Dammi due nozioni utili: il tuo studio di Alghero è una location privata?
Sì, il mio studio è sempre stata una location privata a partire da quel primo shop che aprii nel lontano 2000. Poi, nel 2013, mi sono trasferito qui, in via Amsicora 12, per poter usufruire di uno spazio più ampio.
Ho sempre avuto molti ospiti/guest tra queste quattro mura, ma da un anno preferisco la solitudine per quel che riguarda i tatuaggi.
Con me lavorano solo mia sorella che si occupa di “nails art” e il mio caro amico Antonio che fa i piercing.
Tu, invece, fai l’artista e lo shop manager allo stesso tempo?
Esatto. Gestisco tutto io: orari, appuntamenti, parlo direttamente col cliente ecc. Nel mio studio si respira aria di casa: è molto accogliente, rilassante. Si tratta di un luogo dove l’eduzione e il rispetto della clientela sono da sempre le regole base.
Cosa c’è segnato nella tua agenda per quel che riguarda i mesi estivi?
Beh, dal mese di luglio lavoro solo alla mattina. Di pomeriggio mi godo il mare e giro con la mia barca visto che sto ad Alghero che è un posto incantevole… (sorride) Due volte l’anno, solitamente, vado a fare dei guest al ‘Artfaktors Tattoostudio’ di Essen (IG: @artfaktors), in Germania, dove ho un rapporto straordinario coi proprietari. E dove ho anche la possibilità di incontrare grandi tatuatori e condividere con loro tante belle cose.
Tattoo convention niente?
Guarda, per quanto riguarda le tattoo convention penso che ricomincerò nel corso di quest’anno; ma al momento ci devo ancora un po’ riflettere.
E le tue ultime parole famose sono… ?
Si stava meglio quando si stava peggio! (ride) Scherzi a parte, mi piacerebbe ricordare, proprio a conclusione di questa nostra bella chiacchierata, un particolare a cui tengo molto: non faccio mai pagare per i miei servizi le persone affette da malattie oncologiche.