Il boss del ‘Help Me Professional’ ci svela come ci siano l’ironia e il rispetto alla base della sua arte. «Rappresentano le giuste chiavi per creare qualcosa di unico»
Andrea, mi racconti i tuoi primi passi nel mondo della tattoo art e le tappe salienti della tua carriera che ti hanno poi portato a diventare il proprietario del ‘Help Me Professional Tattooing’ di Saronno?
Guarda, iniziò tutto all’età di 12 anni quando accompagnai mio fratello a farsi un tatuaggio in un famoso tattoo shop di Rho; tutti quei disegni appesi alle pareti mi avevano come folgorato facendomi innamorare di questo mondo. Dopo gli studi artistici e otto anni di gavetta in vari studi d’Italia ho capito che era giunto il momento di aprire il mio personale “regno” in quel di Saronno.
Ti giuro che osservando le tue opere non sono riuscito a dare un nome preciso al tuo stile. Ti piace come definizione “Traditional elaborato e personalizzato”?
Grazie! (ridacchia) Mi piace il fatto di non rientrare in una categoria ben specifica e lo prendo come un gran complimento; forse perché il mio modo di creare tatuaggi è influenzato da molti stili, ma allo stesso tempo cerco sempre di metterci la mia interpretazione.
Quanta ironia pensi di infondere in alcuni tuoi tatuaggi? L’ironia è importante in un mestiere come quello del tatuatore?
Si tratta di un valore importantissimo per me! L’ironia è alla base della mia giornata lavorativa e cerco sempre di non prendermi troppo sul serio, avendo comunque rispetto del cliente e della sua pelle. Credo che la stessa ironia nel tatuaggio sia la chiave ideale per ottenere qualcosa di semplicemente unico.
Cos’è che ti ispira di più quando prendi la matita in mano e cominci a creare i tuoi sketch?
Di solito studio le iconografie dei primi del Novecento per poi stravolgerle e trovare di conseguenza la mia via espressiva. Con lo scopo dichiarato, fin dal primo impatto, di strappare un sorriso a chi le guarda.
Il consiglio più grande che ha ricevuto nel mondo della tattoo art? Qualche persona in particolare a cui ti senti di dire grazie?
Beh, la storica frase del buon Gian Maurizio Fercioni mi ha fatto riflettere a lungo. Mi ha permesso di imprimere fin da subito in me l’assoluto rispetto per la persona che ho davanti. A non vederla come una tela, ma come pelle viva.
Che primavera/estate prevedi a livello di trasferte?
Bella intensa. Dopo lo stop per Covid degli ultimi due anni, sono ritornato a viaggiare tra convention italiane ed estere, dedicandomi anche alle esposizioni personali dei miei “quadri” fluidi (IG: @mr.yeah.fluido).
E le tue ultime parole famose sono…?
Testa bassa e disegnare! (ride)
Segui la pittura fluida di Andrea Cartabia su Instagram: @mr.yeah.fluido