Abbiamo dialogato col titolare del “Twilight Tattoo”, scoperto chi sono stati i suoi maestri e conosciuto i suoi stretti colleghi Theo, Geno, Ivan, Joe e… Terry!
Alex, leggo nella bio del “Twilight Tattoo” di Pavia che tatui da quando eri diciannovenne mentre il tuo studio è, a sua volta, aperto da ventitré anni. Ragion per cui credo che ti si possa definire un assoluto veterano della scena italiana. Concordi?
Beh, direi di sì visto che penso d’essere stato tra quelli che hanno davvero visto nascere la scena italiana del “tattoo moderno”. Sai, a fine anni ’90 il tatuaggio cominciava poco alla volta a uscire dall’underground e a perdere quella sua connotazione negativa, che per tanto tempo l’aveva contraddistinto.
In pratica si preparava a trasformarsi in quella che sarebbe diventata una delle nuove grandi correnti artistiche del Mondo Occidentale.
Quello è stato un momento speciale, come in bilico tra due mondi, e sono enormemente contento d’averlo vissuto.
Il tuo maestro è stato Domenico (ovvero “Teschio”): mi racconti qualcosa di più sul tuo mentore e sui consigli che ti ha dato per avventurarti in questo mestiere così affascinante?
Allora, Teschio mi fece i primi tatuaggi “veri” e incontrarlo fu per me una specie di folgorazione. Avevo sedici anni, la cresta fucsia e suonavo in un gruppo punk. Prima di allora gli unici tatuaggi che sfoggiavo sul mio corpo erano stati fatti a mano oppure con quelle macchinette artigianali dell’epoca. Lo studio di Teschio consisteva in una stanza buia e fumosa nella Milano dei primi anni ’90, piena di cose strane. E chi sa cosa fosse il tatuaggio in Italia in quel periodo, può capire bene a cosa mi riferisco.
Spiegalo a chi non c’era per meri motivi anagrafici…
Beh, l’atmosfera che si creava era assolutamente magica – come in un antico rituale – e io in quel momento, nella stanza di Domenico/Teschio, seppi con la massima certezza che volevo imparare a tatuare. Eppure mi ci vollero ancora due o tre anni affinché potessi mettere da parte i soldi per la mia prima attrezzatura e avere l’età giusta per iniziare il mio percorso di apprendistato.
Quindi come andarono le cose?
Fortunatamente Teschio si ricordò di me e – una volta visti i miei primi lavori su amici che venivano a tatuarsi da lui – accettò di insegnarmi la sua arte. Tre anni dopo aprii il mio primo studio e avevo, appunto, diciannove anni. Teschio è stata la figura che mi ha dato forza in quei primi anni di lavoro e, anche se con il tempo l’ho perso di vista, gli devo tuttora moltissimo.
Quando nasce in te un amore così viscerale e sincero per lo stile Giapponese? C’è una data ben precisa da cui è partita tutta la tua vicenda artistica?
Assolutamente sì! (sorride) Sai, a un certo punto della mia carriera mi trovai ad essere molto insoddisfatto del mio lavoro. Erano già più di dieci anni che tatuavo e, a quel punto, i miei tatuaggi avevano ancora poca leggibilità e impatto.
In parole povere dopo pochi anni diventavano “deboli” e questo non mi piaceva affatto!
Avevo un sacco di idee in mente, ma non riuscivo a trasformarle in dei bei tattoo. Sentivo che mi mancava qualcosa. Fu in quella fase particolare che conobbi Luke Red…
Il tuo secondo maestro?
Già, Luke maneggiava uno stile Giapponese moderno e i suoi lavori erano assolutamente meravigliosi! Puliti e solidi, si leggevano bene anche a grande distanza. Capii che quella era la direzione giusta nella quale dovevo andare. Luke mi ha insegnato tantissimo e mi ha fornito le basi per sviluppare uno stile personale che col tempo è andato sempre più verso il Giapponese tradizionale. Stile la cui espressività e potenza sul corpo, specie nei pezzi di grandi dimensioni, è a mio parere incomparabile.
Sento che vuoi dirmi di più…
Beh, il Giapponese non è solo uno stile favoloso da vedere, ma anche un modo per portare avanti una tradizione antica – con le sue regole e i suoi significati, le giuste composizioni e i corretti abbinamenti dei soggetti – ed è molto importante che tutto sia posizionato nel modo giusto per mantenere il significato originale. Per me è stato come nascere una seconda volta. Passo le notti disegnando e studiando i soggetti orientali antichi, e non smetto mai di imparare.
Mi commenti questa tua descrizione – “No Iron Machines Pro Team” – presente nella tua bio su Instagram? Non sei molto avvezzo all’uso di macchinette ad aghi o sbaglio?
In realtà ultimamente uso solo rotative “direct drive”, super essenziali e molto leggere. Denis (Decaroli. Ndr) di “No Iron Machines” ci fa delle macchinette bellissime – semplici e dirette, perfette per gli stili tradizionali – e nonostante abbia un mucchio di altre belle macchine in studio, adesso come adesso non potrei chiedere di meglio!
Mi descrivi le caratteristiche stilistiche dei tuoi quattro colleghi Theo, Geno, Ivan e Joe per inquadrare al 100% ciò che offre al cliente il “Twilight Studio”?
Mettiamola così: il “Twilight Tattoo” è un’esperienza collettiva fantastica. Ci lavorano artisti bravissimi e siamo un gruppo molto affiatato. Theo, ad esempio, ha iniziato a lavorare con me undici anni fa, è stato il mio primo apprendista e ci siamo conosciuti nel mondo delle arti marziali.
Dopo il suo apprendistato Tradizionale ha preso definitivamente la strada del tatuaggio Realistico in bianco e nero e i suoi lavori sono davvero oscuri e suggestivi.
Geno è con noi da otto anni e con lui c’è sempre stato un grande feeling. Fa un Traditional incredibile, potentissimo, colorato e con una vena di follia. La sua mano è inconfondibile. Ivan “Fungus” è uno dei miei migliori amici, ci conosciamo da più di vent’anni e lavoriamo insieme da sei.
Fa Tribale tradizionale, blackwork e dotwork e, come me, ha iniziato negli anni ’90. I suoi pezzi sono super tecnici e puliti, impeccabili. Joe, infine, è il più giovane del team ed è con noi da tre anni, realizza Lettering e Chicano ed è letteralmente un vulcano di idee.
Lavora principalmente a mano libera, ha un grande talento e riesce a stupirmi in ogni tatuaggio che crea. Infine tutto il nostro lavoro non sarebbe possibile senza la nostra shop manager Terry che tiene il timone dello studio con invidiabile pugno di ferro. La sua organizzazione è impeccabile ed è grazie a lei che il “Twilight Tattoo” funziona così bene!