Storia di un tatuatore che crea al ‘Sinked Art – Tattoo Atelier’ di Pordenone e, assieme al fratello Simone, cerca di riportare notevoli dosi d’arte in un’epoca che sembra averle smarrite.
Alessandro, come hai iniziato la tua carriera da tatuatore?
Dietro l’inizio della mia carriera c’è un aneddoto divertente ed inusuale. Sono sempre stato un grande appassionato di arte e disegno (come credo tutte le persone che appartengono a questo mondo) e la prima volta che sono entrato a contatto con la tattoo art è stato verso gli undici/dodici anni quando in televisione trasmettevano programmi come ‘Miami Ink’ e ‘Ink Master’. Sono subito rimasto colpito da quel mondo e fantasticavo su come sarebbe stato essere tatuato o essere addirittura un tatuatore vero e proprio…

Sognavi e basta o, sotto sotto, un po’ ci credevi?
All’inizio l’ho sempre visto più come un sogno irraggiungibile per un ragazzino di provincia cresciuto in mezzo alle campagne e lo scontro con la realtà mi ha portato ad intraprendere un percorso di studi scientifici che alla fine è stato essenziale per la mia carriera e la mia crescita personale.

Al liceo, raggiunti i diciassette anni, mi sono ritrovato come tutti in alto mare per la scelta dell’università. Finché un giorno la mia professoressa di filosofia mi portò un catalogo di un’Accademia d’Arte specializzata nel tatuaggio e scherzando mi disse: “Covallero, visto che ti piacciono tanto i tatuaggi perché non scegli questa scuola?” Come potete immaginare quello scherzo l’ho preso fin troppo seriamente e, terminato il liceo scientifico, mi sono buttato a capofitto in questo mondo.

All’epoca c’era già tuo fratello Simone al tuo fianco?
No. Simone (IG: @simonecovallero_tattoo) ha scelto inizialmente un’altra strada, provando a studiare Economia, ma dopo nemmeno un anno di università mi ha seguito senza più voltarsi indietro. Io ho iniziato come apprendista e per cinque lunghi anni, tra studio ed esercitazioni, ho girato diversi studi in Veneto e Friuli, sempre separato da mio fratello. Finché non abbiamo sentito la necessità di aprire una nostra realtà circondati solo da persone che avessero la nostra stessa passione e spirito di sacrificio per quest’arte. È così che nasce il ‘Sinked Art – Tattoo Atelier’ di Pordenone (IG: @sinkedartpordenone).

Tu e Simone vi dedicate con risultati egregi allo stile Realistico Black-n-Grey. In cos’è che pensate di differenziarvi l’uno dall’altro?
Simone ed io (IG: @alessandrocovallerotattoo) ci siamo sicuramente influenzati molto negli anni: abbiamo sempre studiato assieme, dipinto assieme e condiviso tutto ciò che imparavamo di nuovo. Il periodo di quarantena del Covid è stato un periodo di crescita straordinaria per noi.

Ti parlo di giorni e giorni passati dalla mattina alla sera a dipingere dal vivo, a guardare video sulla teoria dei colori e a studiare assieme. Quindi è normale che i nostri stili si avvicinino molto, ma restiamo comunque due entità separate con una sensibilità e una poetica ben distinte.

Parlami del tuo stile.
Il mio stile è infuso di atmosfere letterarie, filosofiche e romantiche. Ricerco sempre nei miei progetti una tensione compositiva che riesca a trasmettere le stesse emozioni che ritrovo nei miei quadri e libri preferiti. Non saprei definirlo in maniera migliore. Credo che quello che ci contraddistingue siano i nostri interessi principali che si riflettono nei nostri tatuaggi. I miei sono l’arte, la letteratura e la filosofia.

A livello di clientela come agite? Se tu hai l’agenda piena, “cedi” quel determinato cliente a tuo fratello?
A livello di appuntamenti abbiamo una agenda pressoché simile: ognuno con la propria clientela fidelizzata. Quindi non abbiamo mai avuto questo tipo di necessità o problemi. In passato è successo che avessimo clienti a cui piacevano entrambi i nostri stili. In quei casi specifici facciamo sempre delle collaborazioni dalle quali nascono dei progetti che tuttora sono tra i miei preferiti.

Se potessi viaggiare nel tempo e porre alcuni quesiti a dei personaggi del passato che ti hanno particolarmente incuriosito, dove ti dirigeresti e a chi rivolgeresti le tue domande?
Questa sì che è una domanda difficile! Ho così tanti artisti e filosofi a cui chiederei da dove prendono le loro ispirazioni. E ti parlo di nomi come Rembrandt, Francis Bacon, Waterhouse, D’Annunzio, Goethe e Nietzsche.

Eppure credo che, se dovessi ritornare in un preciso luogo e periodo storico, andrei nelle corti francesi e italiane del tardo Romanticismo, dove l’arte combatteva l’imperante presenza della ragione su tutti gli aspetti della vita e gli artisti cercavano un nuovo modo di essere umani.
Credo che gli artisti di oggi dovrebbero ricercare questo spirito e avere il coraggio di lottare contro il riduzionismo nichilista che pervade la nostra società.
Essere insomma quelle figure che Nietzsche definiva “oltre-uomini” e creare una nuova tavola di valori in contrapposizione a quelli odierni (sempre che di valori si possa ancora parlare!). La salvezza del bello nell’essere umano è in mano agli artisti. Ebbene sì, ammetto di essere uno spirito profondamente romantico! (ride)

A livello di tattoo convention immagino che siate indivisibili. Nel senso che portate l’arte dei Covallero in questa o in quella determinata località…
Per quanto riguarda le tatto convention, in realtà, siamo indivisibili come studio. Da quando abbiamo aperto il ‘Sinked Art – Tattoo Atelier’ (IG: @sinkedartpordenone) le facciamo tutti assieme e portiamo in giro per l’Italia e per l’Europa, non solo l’arte dei fratelli Covallero, ma quella di tutti i nostri colleghi con cui condividiamo questo bel percorso. Per quanto riguarda le guest, invece, visitiamo gli stessi studi con cui collaboriamo, ma non andiamo per forza insieme nello stesso periodo.

E le tue ultime parole famose sono… ?
Sono parole di Oscar Wilde: “Un grande poeta, un poeta veramente grande, è la più impoetica delle creature. I poeti con minor talento, invece, hanno molto più fascino: più le loro rime sono scadenti, più pittoreschi essi appaiono.

Il solo fatto di aver pubblicato un libro di sonetti mediocri rende una persona irresistibile, perché vive quella poesia che non sa scrivere. Gli altri scrivono la poesia che non hanno il coraggio di vivere”. Ed io sinceramente spero di non essere affatto “pittoresco”! (ride)
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